La magia di uno spettacolo vive anche nel suono e nella luce.
Tecnico del suono e delle luci, fonico di lunga esperienza e da anni parte della troupe di Andrea Bocelli, Nicola Marozzi ha seguito eventi e concerti di numerosi artisti in Italia e all’estero.
Oggi è il responsabile dei tecnici del Teatro TaG, dove coordina e realizza l’aspetto tecnico degli spettacoli, trasformando ogni palco in uno spazio vivo, capace di emozionare.
Nicola, qual è il percorso che ti ha fatto arrivare dietro a importanti consolle audio e luci?
Iniziai il mio mestiere quasi per caso. Intorno al ’92, durante il Servizio Civile, occupavo il tempo libero collaborando con un amico che forniva attrezzature audio e luci per piccoli concerti.
Nel ’94 fui coinvolto nell’organizzazione di un concerto degli Skiantos per conto di un circolo ARCI di cui ero membro del direttivo ed in quell’occasione decisi di coinvolgere un’azienda specializzata nell’allestimento di grandi concerti che fornì e allestì gli impianti audio e luce.
Fui affascinato dalle tecnologie dell’epoca e dalla professionalità dei tecnici coinvolti, decisi perciò di propormi al titolare, il quale, nonostante la mia limitata esperienza, mi contattò il giorno successivo. Da allora la mia passione si trasformò in un mestiere.
I primi 5 anni di lavoro mi costruirono una notevole esperienza nel supporto tecnico, nella progettazione, installazione e taratura degli impianti di diffusione sonora.
La svolta nel 2000, quando iniziai a collaborare con una azienda che si occupava di produzioni musicali prevalentemente di artisti Italiani.
Il tutto mi ha portato dal 2010 ad entrare in collaborazione diretta nelle produzioni globali dei Tour di Andrea Bocelli. In questo ambito, oltre ad essere responsabile della taratura degli impianti audio inizia, dal 2019, la mia formazione e specializzazione anche negli impianti luce e nei loro controlli che dura sino a tutt’oggi.


Come descriveresti il tuo lavoro a chi vede solo il risultato finale, senza conoscere la complessità tecnica che lo rende possibile?
Nella produzione di un concerto e di qualsiasi altro evento, dal teatro alla televisione, dallo sport agli eventi aziendali, ci sono diversi ambiti che sono pensati, realizzati, curati da professionisti specializzati nei vari settori.
Si parte dalla realizzazione di un “concept” che si trasforma in un vero e proprio progetto che unisce aspetti quali la scenografia e il disegno del palco, le strutture portanti, l’impianto di diffusione sonora, l’impianto di illuminazione, gli schermi per la riproduzione di contenuti video e tutti gli eventuali effetti speciali quali, per esempio, fuochi, coriandoli, bolle di sapone, diffusione di essenze profumate e chi più ne ha più ne metta.
Il mio ambito è relativo all’apporto delle mie conoscenze tecniche nel dimensionare e tarare il giusto impianto di amplificazione sonora, al fine di rendere fruibile al meglio l’ascolto di tutti gli spettatori senza difformità.
Il suono e la luce come linguaggio. In che modo il disegno luci e il suono influenzano la percezione emotiva di uno spettacolo?
Suono e luce uniti insieme sono strumenti indispensabili che danno la possibilità di produrre un’interpretazione reale, “solida” di ciò che avviene in scena o della performance musicale. Le interpretazioni sono infinite attraverso altrettanto chiavi interpretative. Credo non esista un unico modo per interpretare uno show con l’ausilio di luci e suono. La domanda vera che si compie in fase di realizzazione è: qual è la migliore “chiave interpretativa” da adottare?
Ho imparato che ciò che resta nei ricordi del pubblico di uno show non è solamente ciò che vede e sente, ma tutto ciò che tale fisicità, osservata e ascoltata, produce e lascia nella percezione inconscia degli spettatori. Uno show che rimane nella memoria e nel tempo è sicuramente stato uno show di successo. Uno show “bello” solo nell’immediato sarà presto dimenticato.


Hai lavorato con artisti e produzioni molto diversi, dal teatro alla musica internazionale. Cosa ti porti dietro da questi contesti?
Una sorta di caleidoscopio di ricordi, esperienze, emozioni e non di meno momenti difficili.
Contano molto i luoghi in tutto il mondo che ho attraversato e le loro persone, culture, usi e costumi. Un grande “pacchetto” di esperienze che costituiscono un terreno solido che sai ti aiuterà ad affrontare tutto ciò che di nuovo e “sconosciuto” potrà accadere; perché nel mio mestiere sicuramente accadrà! L’esperienza non ha tutte le risposte che serviranno in futuro ma è il fondamento solido che ti consente di affrontare il nuovo o l’imprevisto con una certa “confidenza”.
La tecnica e la creatività fanno parte del tuo lavoro. Spesso si pensa alla tecnica come a qualcosa di “rigido”, ma in realtà richiede grande sensibilità. In che momenti il tuo lavoro diventa anche un atto creativo?
Penso che la creatività sia come un muscolo involontario che diventa quindi “istintiva” con l’accumularsi delle esperienze. Il tempo dell’esperienza matura una sorta di istinto che risponde con la soluzione creativa adatta, sia nelle occasioni già vissute, sia quando si presentano nuove sfide creative. Tecnica/tecnologia e creatività sono cresciuti di pari passo negli ultimi vent’anni, a passi da gigante. Credo che gli uni si siano sviluppati in virtù degli altri e viceversa.
Poi c’è il momento che resta. C’è stato un concerto o uno spettacolo in cui hai sentito in modo particolare l’emozione di far parte di ciò che stava accadendo in scena?
Sicuramente ci sono stati concerti particolarmente “ben riusciti” ed emozionanti come altresì eventi che potremmo definire “disastrosi”, tuttavia la sensazione di far parte di ciò che accade in scena non mi abbandona mai. Probabilmente questo è proprio ciò che mi consente di continuare questa fantastica avventura.